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“CON TE”

UN PERCORSO DI AIUTO PER BAMBINI DAI 3/10 ANNI CON DISAGI EMOTIVO-RELAZIONALI,  LOGICO-COGNITIVI E MOTORI

Indipendentemente dai loro comportamenti e dall’età i bambini hanno necessità  di una socialità piena e di potersi muovere in libertà, di sperimentarsi e mettere in moto le loro migliori risorse espressive, creative e logiche.   

Le maggiori difficoltà che si riscontrano negli ultimi anni riguardano la sfera emotivo/relazionale e attentiva. I due aspetti sono ovviamente molto collegati tra loro e disagi emotivi si riflettono, oltre che sulle relazioni, anche sugli apprendimenti e sulle prestazioni logico-cognitive e verbali. Come ho già indicato nella sezione del sito ‘discipline’ le linee di sviluppo s’intersecano e influenzano di continuo. Spesso gli adulti si allertano nel momento in cui il disagio è divenuto eclatante e faticano a gestire comportamenti fortemente oppositivi, sfidanti o temono con l’approssimarsi della Scuola Primaria, i  possibili insuccessi scolastici. Accade spesso, inoltre, che il genitore faticando a decodificare il comportamento del figlio venga ‘spronato’ poi dagli insegnanti a seguire un percorso psicomotorio.

Sebbene lo sviluppo non proceda mai in modo perfettamente lineare nelle diverse sfere della personalità ( a livello emotivo-comportamentale, relazionale, logico-cognitivo o verbale e sul piano motorio) nel momento in cui si verificano regressioni e/o consistenti disarmonie è utile intervenire in modo preventivo per giungere ad armonizzare il comportamento del bambino nella sua globalità. Ciò anzitutto perché il bambino manifesta una difficoltà  e ha bisogno di aiuto perché si possa giungere a comprenderne le motivazioni, oltre alle modalità e ai fattori scatenanti. In seconda battuta perché queste stesse difficoltà investono il clima familiare (e viceversa) rendendo faticosi i rapporti e la comunicazione. 

Spesso, di fronte a comportamenti fortemente egocentrici, collerici e tirannici ad esempio i genitori (e ancor più spesso i nonni, del resto tanto preziosi) cedono cercando di soddisfare i ‘capricci’ del figlio entrando in una spirale ricattatoria molto difficile da scardinare in cui vengono attivati sensi di colpa e d’ impotenza.

In  molti casi gli atteggiamenti aggressivi si manifestano nel rapporto con i fratelli o con i compagni di scuola con i quali instaurano relazioni basate sulla gelosia e la competizione continua.

Molti bambini inoltre evidenziano difficoltà nell’applicarsi e fenomeni di  veloce affaticamento anche a livello motorio uniti a una generale abulia. Non aiutano in tal senso giochini elettronici e lunghe esposizioni a cartoni animati poco comprensibili, in cui i nessi logici sono spesso confusi e rendono il bambino un soggetto passivo.                                                                                                               Nelle scuole inoltre l’alto numero di alunni e gli spazi inadeguati non permettono il libero movimento, la liberazione del piacere senso-motorio, la sperimentazione di sé e il desiderio di migliorare le proprie competenze. A volte le autonomie e ‘normali’ prassie per l’età (ad esempio nella vestizione/vestizione o nell’alimentazione) sono ostacolate da ritmi di vita un pò frenetici o dal bisogno del genitore di ‘sostituirsi’ al figlio per dimostrare meglio il proprio amore e la propria presenza. La gestione della frustrazione è un elemento a volte molto faticoso – ma necessario – tanto a scuola che a casa e non sempre si trovano le strategie più adatte. E’ indispensabile però che il bambino giunga a fare i conti con la realtà realizzando di non possedere l’onnipotenza che desidererebbe e che distorce la visione tanto di se stesso che del mondo esterno aumentando sempre più la rabbia nel momento in cui questo non si plasma ai suoi voleri. Ma è proprio attraverso la relazione con l’adulto che lo contiene che può prendere consapevolezza dei propri limiti: diventerà possibile sdrammatizzarli compensandoli con un‘autostima crescente nella consapevolezza anche delle proprie capacità.  In tal modo giunge a un’identità più salda e alla capacità di relazionarsi in modo più equilibrato tanto con gli adulti che con i pari.                                                                

Nell’intervento psicomotorio non si punta a ‘correggere’ l’errore ma si offre uno spazio/tempo in cui il bambino non si sente giudicato e ‘lacunoso’ ma, al contrario, accolto nella possibilità di esprimersi pienamente. Ed è attraverso questa accettazione e nella relazione di fiducia che si instaura che si possono ottenere dei miglioramenti.    Il bambino – che si esprime anzitutto a livello motorio e non verbale tanto più è piccolo – avrà uno spazio ludico in cui sperimentarsi ed essere guidato dalla figura della psicomotricista: sarà libero ad esempio di esprimere la rabbia, costruendo e  distruggendo mediante appositi ‘cubotti’ psicomotori o simulando lotte tra animali; potrà rimanere in silenzio fino a quando lui/lei stesso/a si stancherà e troverà tale difesa poco utile al suo stesso divertimento; potrà sbagliare ripetutamente senza essere valutato e senza timore di deludere le aspettative.  Pur richiedendo il rispetto di alcune basilari regole il bambino potrà manifestare i suoi comportamenti oppositivi che, nel tempo, troverà poco produttivi, selezionerà i giochi preferiti e troverà piacere nell’instaurare un rapporto di collaborazione e sintonia. In altri casi i bambini manifestano un bisogno di ‘maternage’ che possono esprimere senza vergogna mediante il gioco simbolico con gli oggetti e/o con la psicomotricista stessa. 

E’ evidente che anche la relazione che si instaura nel setting psicomotorio è in qualche modo ‘privilegiata’ rispetto a chi deve cercare di trovare quotidianamente delle soluzioni e cercare di organizzare al meglio la vita famigliare. Alcuni errori è facile commetterli quando si è estenuati e/o non si ha tempo per accogliere le reazioni di fronte ai ‘no’ che si impongono o si vorrebbero imporre. Inoltre è importante che entrambi i genitori, laddove siano presenti, adottino i medesimi stili comunicativi e le stesse regole.                                                                                                                          Nessuno ha la bacchetta magica ed è facile – specie nei momenti di difficoltà –  proiettare dei propri vissuti personali nella relazione con i figli e non sempre nel modo più efficace. A tale scopo è possibile  – anche in un secondo tempo – seguire un percorso di counseling che aiuti nella gestione del proprio ruolo genitoriale ( potete visionare il percorso “Così vicini…così lontani” del calendario).   

Gli incontri sono settimanali, di un’ora e il costo mensile è di 90 euro. Le assenze verranno comunque considerate a meno che si avvisi 24 ore prima. 

Il primo incontro di conoscenza con i genitori e’ gratuito, in orari da concordare e prevedono la raccolta dei dati anamnestici ed eventuale documentazione utile.                                                                       Al momento della presa in carico verrà predisposto un ciclo di osservazioni di 4/6 incontri (anch’essi di 1 ora ma di 28 euro ciascuno ) per delineare gli obbiettivi da raggiungere e valutare il percorso più adatto alle necessità del bambino. In alcuni casi può risultare più  idoneo inserirlo in un piccolo gruppo d’aiuto anziché seguire un percorso individuale; ciò può anche avvenire in un secondo tempo e al medesimo costo.   

I successivi colloqui con i genitori, gli incontri con insegnanti e altri specialisti che hanno in carico i bambini sarà di 25 euro; lo stesso costo per eventuali relazioni da redigere.                                                 

 La data quì segnalata è solo indicativa. I bambini dovranno portare calze antiscivolo e abbigliamento comodo. Per adesso, e speriamo in futuro, non sono previste misure precauzionali quali uso della mascherina o cambio di felpa; i genitori o gli accompagnatori potranno sostare nella sala d’aspetto il tempo necessario ad aiutarli nella vestizione/svestizione.