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Il Counseling Biosistemico2019-09-10T15:49:32+00:00

Cos’è il Counseling?

Il Counseling – i cui padri fondatori furono C.Rogers e R. May – ha avuto negli ultimi anni un incremento esponenziale e un riconoscimento a livello legislativo anche in Italia ( Legge N.4, 14 gennaio 2013 ).
Esso ha lo scopo di orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità del cliente, promuoverne gli atteggiamenti positivi, propositivi e stimolarne le capacità decisionali. L’obbiettivo è il miglioramento della sua qualità di vita, sostenendo i suoi punti di forza e la sua capacità di autodeterminazione. Consiste in un percorso di accompagnamento, sostegno e aiuto alla persona per produrre un processo di auto-apprendimento, cambiamento attivo, autonomo e consapevole.
A differenza della psicoterapia si prefigge obbiettivi e tempi circoscritti per offrire sostegno in fasi difficili, di transizione, di blocco, incertezza o confusione; per far fronte a situazioni di fallimento, rifiuto, abbandono o perdita; in momenti di sovraccarico e stress (in ambito lavorativo e non) o di difficoltà ad operare delle scelte; per modificare stili relazionali e comunicativi inefficaci; per contrastare disturbi psicosomatici.
E’ un utile strumento anche in senso orientativo (scolastico o lavorativo) e in situazioni di disagio giovanile o di insuccesso scolastico.

I percorsi di crescita personale realizzati attraverso il Counseling partono dal desiderio di migliorare la propria qualità di vita: si tratta di una ricerca verso una riconnessione con i bisogni più autentici e profondi del nostro essere che può investire diverse sfere dell’esistenza ( relazioni, lavoro, coppia, genitorialità, interessi..). Esso può svolgersi a livello individuale o di gruppo: laddove gli obbiettivi accomunino diverse persone queste potranno condividere un progetto di cambiamento e auto-sviluppo insieme.
Non interviene in situazioni di patologia che coinvolgono tutte le sfere della personalità e non è una consulenza in cui una persona ‘che sa’ fornisce informazioni e consigli a una ‘che non sa’: la vera trasformazione della personalità spetta solamente al cliente e il Counselor può solo guidarlo, con empatia e rispetto a ritrovare la libertà di essere se stesso. Si procede in collaborazione, ‘step by step’, passo a passo, con un approccio ‘pragmatico’ a partire dall’esperienza che la persona vive nel ‘qui ed ora’ della sua quotidianità.

Il Counseling Biosistemico: l’emozione al centro

Il Counseling Biosistemico nasce in America negli anni 80’ ad opera dello psicoterapeuta J.Liss; si origina dall’incontro della Psicologia Sistemica con le più recenti ricerche nell’ambito della neurofisiologia.
Consiste in un approccio psico-corporeo alla relazione d’aiuto che mette al centro del suo interesse il mondo emozionale. L’idea di base è che esistono processi fisiologici inconsapevoli che sottostanno alle difficoltà emotive e che questi possono essere intenzionalmente trasformati.

L’emozione è un evento complesso in cui pensieri, azioni e sensazioni corporee si incontrano: una disconnessione tra questi tre livelli crea malessere, un ‘nodo emozionale’. Il Counseling Biosistemico mira a ricreare la connessione tra questi diversi livelli, tra la dimensione razionale e cosciente (corticale) e quella emozionale e inconscia (sottocorticale) della personalità.

La parola ‘sistemica’ fa riferimento alla Teoria dei Sistemi: non solo è necessario tenere sempre presente che il soggetto vive ed interagisce in diversi contesti con i quali entra in relazione; anche gli aspetti emotivi e cognitivi, mentali e corporei sono in continua interdipendenza; e anche le funzioni corporee si influenzano a vicenda in circuiti che possono essere più o meno benefici; un buon equilibrio può avvenire solo quando tutte queste diverse dimensioni riescono ad essere integrate tra loro.

L’emozione riflette uno squilibrio nel momento in cui il soggetto ha difficoltà a riconoscere, esprimere e regolare i propri stati emotivi; in cui vive sentimenti di agitazione, angoscia, congelamento, dolore somatico, ecc. Esse possano generare delle ricadute sul sistema immunitario e più in generale nell’ambito della psicosomatica.
In uno stato di malessere, che J.Liss definisce di ‘impasse’, pensieri, ricordi, sentimenti e sensazioni girano a vuoto e si accavallano; si crea un circolo vizioso negativo che genera uno stato di confusione: emozioni di stress e pensieri di stress si rinforzano a vicenda creando un ‘nodo’, una situazione ripetitiva o stagnante, vissuta per lo più in solitudine. Egli ha ripreso le ricerche descritte da H.Laborit (neurofisiologia delle emozioni) circa ‘l’inibizione protratta dell’azione’ in condizioni di stress: l’emozione inespressa blocca nel nostro pensiero, nei nostri muscoli e nelle secrezioni ghiandolari ricordi e disagi che non si cancellano.
Altri importanti contributi alla nascita del modello Biosistemico vengono da R.Laing (psichiatria fenomenologica), da D.Boadella (modello embriologico), da E.Ghelhorn per gli studi relativi all’’onda energetica e ai foglietti embrionali’, dagli studi sulla ‘memoria corporea’ di S. Keleman.

Il Metodo del Counseling Biosistemico

I fondamentali principi di base del metodo Biosistemico sono connessi alla grande importanza data alla pratica, alla sperimentazione diretta, all’aspetto empatico.
Ciò che interessa non è di individuare la causa di uno stato di malessere: si può solo verificarne l’effetto, cioè come si manifesta il disagio e come incide nel momento presente; è riportandone alla coscienza gli elementi costitutivi che si può avviare una trasformazione duratura.
Il Counselor Biositemico, sia nel percorso individuale che di gruppo, dispone di diversi strumenti per entrare in contatto con il mondo emozionale: tiene conto sia dell’aspetto del dialogo sia, soprattutto, di quello corporeo. Il corpo è inteso come l’inconscio del linguaggio: non sempre il racconto delle esperienze, infatti, permette di accedere alle informazioni trattenute nelle emozioni bloccate. Diverse ricerche neurofisiologiche hanno inoltre dimostrato come l’aumento dell’intensità delle esperienze o livello di attivazione ( ‘arousal’ ), aumentino la memoria, il contatto con le emozioni, la lucidità mentale.
‘Il corpo non mente’: spesso le sue manifestazioni sono più immediate, dirette ed evidenti delle parole. L’esperienza diretta è connotata da maggiore intensità del solo scambio verbale: essa permette a vissuti antichi – e a volte incomunicabili a parole – di essere rivissuti e riportati alla coscienza; è così che possono lasciare una traccia, una ‘memoria corporea’ che persisterà anche al di fuori del ‘setting’, nella vita reale della persona. E il vissuto corporeo contribuisce a dare consistenza all’aspetto verbale mediante l’utilizzo di espressioni metaforiche.

Nella ‘fase di esplorazione delle emozioni’ (angoscia, paura, delusione, tristezza, rabbia ecc.) il Counselor entra in ‘risonanza’ con il mondo emozionale e i temi che il cliente porta con sé creando un contesto di fiducia; si pone in un ascolto profondo e rispettoso, accogliendo il suo disagio e condividendone la sofferenza senza giudicare, dare interpretazioni o fornire risposte. Per sintonizzarsi utilizza l’’empatia corporea’ delineata da M.Stupiggia: essa si riferisce alla capacità di immedesimarsi e ‘sentire’ profondamente il vissuto dell’altro mediante la percezione dei messaggi non verbali. In percorsi di crescita personale in gruppo accoglie i bisogni comuni e propone attività che vanno incontro alle esigenze di tutti. Finalità e tempi vengono definiti mediante un contratto esplicito con il singolo o il gruppo.
Il Counselor Biosistemico aiuta a far emergere il tema o problema attraverso l’utilizzo della ‘metacomunicazione’ (in cui vengono richiesti chiarimenti anziché porre domande dirette che possono creare disagio); lo strumento della ‘parola o frase direzionale’ che può guidare verso una direzione descrittiva, immaginativa o espressiva; della ‘parola chiave’ (che il Counselor individua nella frase del cliente e sottolinea, ripetendola, in quanto densa di significato emotivo) .

Nella ‘fase di approfondimento’ è possibile ricontattare un’emozione sepolta e riviverla, riportarne alla coscienza delle parti per riconnetterle tra loro riportando l’emozione alla consapevolezza. Il Counselor aiuta a far riemergere l’emozione inespressa -connessa allo stato di malessere generico- ‘amplificandola’ in uno dei suoi aspetti, a partire da quelli corporei e sensoriali; attraverso l’attivazione viscerale e muscolare emergono sensazioni, immagini, ricordi fino alla possibilità di esprimere l’emozione e l’azione fino a quel momento inibita. Fantasie, stati fisiologici e memorie corporee rendono accessibile e immediato il contenuto emozionale e aprono a maggiori associazioni mentali. Si fa appello quindi alle capacità immaginative, intuitive e creative del soggetto mediante metodiche specifiche quali: l’’amplificazione’, il ‘rispecchiamento’, l’’intensificazione’, l’’identificazione verbale’, ‘localizzazioni corporee’, immagini e ‘visualizzazioni guidate’, esercizi di respirazione, contatto corporeo, rilassamento, massaggio, ‘tecniche di focalizzazione’ e di ‘attivazione energetica’. Combinando la ‘parola chiave’ con l’intervento corporeo, associando parole a gesti, diventa possibile integrare la dimensione corporea a quella mentale.
L’esplorazione e approfondimento di sensazioni connesse a difficoltà, a nuclei dolorosi, avviene in misura graduale: è necessario tener conto della ‘finestra di tolleranza’ della persona per non destabilizzarla e incrinare il rapporto di fiducia instaurato. L’approfondimento delle emozioni porta l’individuo a una sensazione di ‘sollievo’ in cui ‘conoscenza intuitiva’ e cognitiva convergono: essa consiste in un’esperienza di transizione tra il dolore appena riemerso e una nuova visione del problema; si manifesta come una sensazione di benessere psico-fisico ed emotivo che predispone alla fase successiva .

Nella ‘fase di costruzione delle soluzioni per il futuro’ il cliente comincia a interrogarsi circa le azioni e iniziative da intraprendere per superare il suo problema. Le diverse ipotesi e immagini che affiorano vengono messe in pratica, simulate attraverso attività espressive e rappresentative; vengono utilizzate anche attività di ‘role –playing’ e psicodramma; queste nelle proposte del Centro Fluidamente si integrano a metodologie tipiche della Drammaterapia e del Teatro Sociale.
Attraverso la finzione, infatti, ci si può sperimentare in un contesto protetto nel quale diventa possibile trasformare una buona intenzione in un’azione reale. Il vissuto emotivo crea una ‘memoria corporea’ che fa da ponte tra il ‘setting’ e la vita reale del soggetto: in questa verranno trasferiti i cambiamenti concreti sperimentati, individuando quelli più idonei ed efficaci. In tale processo vengono favoriti dunque gli atteggiamenti proattivi che rinforzano la capacità di scelta, di azione e di trasformazione della persona.
Se il soggetto evidenzia il bisogno di una maggiore gradualità e protezione i ruoli rappresentati saranno meno direttamente rapportati alla sua storia personale; a tale scopo possono anche essere utilizzate tecniche proiettive: uso di maschere, marionette, pupazzi, racconti, ‘monodramma’ e alcune tecniche della terapia gestaltica quale la ‘sedia che scotta’.

l lavoro ‘al centro’ del gruppo

Le esperienze di crescita personale in gruppo attraverso il Counseling Biosistemico hanno diversi punti di contatto con quelle realizzate attraverso la Drammaterapia: nel Centro Fluidamente molte metodiche sono integrate tra loro a seconda degli obbiettivi da raggiungere.
Il gruppo è strumento e condizione indispensabile alla libera crescita di ciascuno. Gli aspetti di empatia, proiezione, transfert, contenimento, condivisione, ne fanno un’esperienza fondamentale: il gruppo assolve a diverse funzioni in rapporto al singolo e viceversa. Esso funziona come un ‘grande corpo’ che insieme provoca e contiene, che stimola e accoglie (M. Stupiggia).
All’interno di esso ciascuno può vivere diverse dimensioni: individuale, di coppia, di gruppo e sottogruppo.
Nell’approccio Biosistemico quello che viene definito il ‘lavoro al centro’ consiste in attività volta ad affrontare temi, nodi, problematiche di un singolo membro alla volta ( o anche più di uno, in successione, in una stessa sessione ).

Il gruppo aiuta assumendo diverse funzioni in rapporto alla persona su cui si è focalizzata l’attenzione maggiore: può assumere il ruolo di ‘coro’, ‘cassa di risonanza’ dei vissuti interiori del singolo; di ‘eco’, ‘specchio’, ‘amplificatore’ che rafforza, sostiene, incoraggia; aiuta a far emergere e approfondire vissuti soggettivi, situazioni, emozioni latenti e/o inconsce; supporta nel prendere coscienza di come questi incidano sul proprio stile di comportamento nei diversi ambiti della propria vita. Tutto ciò attraverso la conduzione e mediazione del Counselor.

Come nel Counseling individuale il percorso attraversa alcune fasi.
La prima è fondata sulla ‘costruzione del gruppo’ in cui vengono proposte attività interattive e psico-corporee volte a ‘rompere il ghiaccio’ e avviare una prima conoscenza tra i membri; a creare coesione, intimità, solidarietà, partecipazione necessari affinché ciascuno possa vivere l’ accettazione/accoglienza da parte degli altri e sviluppare fiducia ed empatia. La ‘sospensione del giudizio’ costituisce la garanzia necessaria affinché ciascuno possa liberamente esprimersi.
La fase di riscaldamento,‘warm-up’ iniziale crea un ponte tra dimensione razionale e cosciente (corticale) e quella emozionale e inconscia (sottocorticale) sulla base dei principi delineati nell’onda energetica di E.Ghelorn.
Brevi improvvisazioni e giochi di accordo creano ‘empatia corporea’, sintonia, sincronizzazione, corrispondenza (‘attunement’); vengono proposti anche esercizi di respirazione, contatto corporeo, massaggi per allentare i blocchi difensivi legati alle tensioni.

Nel momento in cui i partecipanti si pongono sulla stessa lunghezza d’onda si crea il clima favorevole per passare a un maggior ‘approfondimento ed elaborazione dell’emozione’ e delle tematiche personali: ciò caratterizza la fase centrale del percorso. Si crea un ambiente adatto allo sviluppo della creatività e dell’immaginazione necessarie per sperimentare modalità comunicative e interattive nuove: a seconda del livello energetico presente possono essere proposti esercizi corporeo-espressivi, di attivazione ( ‘adrenalizzazione’), ‘posizioni di stress’ (simili a quelli bioenergetici) per realizzare la scarica emotiva. L’intensificazione dell’esperienza che scaturisce da stati fisiologici, gesti, posture, parole-chiave, associazioni mentali, visualizzazioni, ricordi permette di far emergere l’emozione bloccata: tale esperienza presenta un aspetto d’intensità che consente di giungere a momenti di ‘insight’ e catarsi particolarmente forti in breve tempo. Ciò apre la strada all’inconscio e anche alla possibilità di rintracciare memorie profonde.

Nella terza fase attraverso tecniche psicodrammatiche e giochi di ruolo, ‘role-playing’, si realizzano simulazioni di situazioni reali sia attuali che riferite a esperienze lontane nel tempo: ciò permette contemporaneamente di stare a contatto con l’emozione e di osservarla a distanza. Verificare l’impatto emotivo ri-vivendo, ri-creando, ri-agendo nel ‘setting’ situazioni problematiche e/o conflittuali porta a un accrescimento del personale livello di coscienza. E’ possibile anche mettere in scena aspetti conflittuali del proprio mondo emozionale, intrapsichico e interpersonale. I membri del gruppo possono favorire l’espressione di alcuni contenuti ambivalenti del soggetto ‘al centro’: ciò avviene attraverso l’assunzione di ruoli di identificazione/contrapposizione al protagonista o a sue parti interne; o di persone che appartengono al suo mondo (o aspetti di queste).

E il soggetto ‘al centro’ ha modo di individuarsi, differenziarsi, contrapporsi. Il gruppo si viene a definire quale ‘spazio transizionale’ tra la realtà e il mondo interiore: il luogo in cui ciascuno può permettersi di mettere in scena desideri e reinventare modalità interattive a lui più consone.
Possono anche essere messe in scena le possibili alternative di una situazione, le conseguenze ipotizzabili e l’evolversi di un’esperienza, per verificarne l’impatto emotivo e il grado di fattibilità: vengono sperimentati e acquisiti nuovi stili comunicativi e relazionali, strategie più efficaci per affrontare difficoltà. Le esperienze messe in scena nell’approccio Bisosistemico assumono per lo più un carattere di verosimiglianza e ancoraggio alla realtà.