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La Psicomotricità2019-09-10T15:48:19+00:00

L’educazione psicomotoria mira a cogliere le potenzialità psico-sensoriali, percettive, cognitive del soggetto. E’ attraverso il corpo che il bambino conosce ed entra in relazione con il mondo esterno, fisico e sociale; ed è tramite le percezioni sensoriali attivate nel contatto con questo che prende coscienza di sé.

Le attività psicomotorie nei percorsi di aiuto, individuali o di gruppo, mirano a risolvere difficoltà di tipo motorio, emotivo-relazionale, logico-cognitivo ( iperattività e deficit dell’attenzione, impaccio, inibizione relazionale, difficoltà di ascolto , concentrazione e apprendimento..)


Gli obbiettivi dei percorsi ludici e preventivi (riferiti in modo differente per le diverse fasce di età) mirano a:

  • Prevenire eventuali difficoltà che possano pregiudicare il normale sviluppo e benessere psicofisico

  • Migliorare la coordinazione dinamica generale

  • Prevenire difficoltà di concentrazione e apprendimento (dislessia e disgrafia)

  • Potenziare le capacità espressive, creative e comunicative affinando anche l’utilizzo dei canali non verbali

  • Migliorare la propria autostima, e incrementare le capacità esplorative senza temere l’insuccesso

  • Favorire il senso di appartenenza al gruppo, fiducia e capacità di collaborazione


In una visione olistica e sistemica della personalità il soggetto è visto nella sua globalità, nell’inscindibilità dei diversi aspetti del suo sviluppo: le proposte coinvolgono quindi trasversalmente le diverse sfere verso il raggiungimento contemporaneo di più obiettivi.
Poiché – come ben illustrato da B.Aucouturier e A.Lapierre – l’azione del bambino è caratterizzata da globalità e affettività le proposte del Centro Fluidamente partono dalla sua spontanea espressività corporea verso un graduale decentramento affettivo/cognitivo.

Le attività sono calibrate non solo sulla fascia di età e su ciò che il soggetto ‘non sa fare’ quanto sulle specifiche caratteristiche dei bambini a cui si rivolgono; su quello che emerge via via nel corso degli incontri e sul loro livello di motivazione e partecipazione.
Attraverso un’osservazione empatica e partecipata il conduttore offre stimoli mirati che agganciano l’interesse del bambino: ciò avviene tanto nei percorsi a carattere ludico e preventivo quanto in progetti di aiuto relativi a specifiche difficoltà.


I punti cardine dell’osservazione e dell’intervento psicomotorio riguardano:

  • Come il bambino vive il suo corpo

  • Come utilizza i canali verbali e non verbali

  • Come usa lo spazio e il tempo

  • Come entra in relazione e utilizza gli oggetti

  • Come entra in relazione con gli altri

Fin dalla nascita l’Io è innanzitutto corporeo e il corpo è presente in qualsiasi attività; è attraverso di esso che diventa possibile percepire, conoscere ed entrare in relazione con il mondo esterno. E’ su di esso, infatti, che il bambino compie le prime manipolazioni sugli oggetti e sullo spazio: ciò gli permette da un lato di coglierne caratteristiche e relazioni, dall’altro di riceverne sensazioni (visive, tattili, uditive, cinestesiche…).

Parallelamente è attraverso la relazione con gli oggetti, spazi e persone che il bambino prende coscienza della propria identità corporea ed emozionale: è organizzando le conoscenze percettivo-sensoriali e le sensazioni proprio/entero/esterocettive sperimentate nel suo contatto con il mondo che acquisisce coscienza di sé e lo schema corporeo. Prima ancora del linguaggio verbale il bambino sviluppa competenze comunicative entrando in relazione con gli altri mediante il corpo: il ‘dialogo tonico’ costituisce la prima forma di comunicazione in cui le variazioni del tono muscolare trasmettono gli stati emotivi e affettivi.

Nell’impostazione relazionale (coniata da A. Lapierre e B. Aucouturier) l’accento è posto sul simbolismo del movimento come soddisfazione di desideri profondi; l’attenzione a questo, insieme all’empatia corporea e alla comunicazione non verbale è a fondamento di tutti i percorsi.

Come afferma P.Watzlawick è impossibile non comunicare: i diversi canali della comunicazione non-verbale (gesto, mimica facciale, postura, prosodia, prossemica, tono muscolare, respirazione, utilizzo dello spazio, del tempo e degli oggetti ) costituiscono importanti indici di personalità; questi offrono al conduttore utili informazioni, da riconoscere e valorizzare potenziando i canali privilegiati del bambino per ampliarli e arricchirli.

In una considerazione globale del soggetto le interrelazioni tra aspetti emotivo-affettivi, motori, creativo-espressivi e cognitivi sono tali da non consentire un approccio ‘tecnicistico’ e settoriale a ciascuno di essi; Il bambino inoltre è visto come parte attiva del suo stesso processo di sviluppo.

In una considerazione globale del bambino le interrelazioni tra aspetti emotivo-affettivi, motori, creativo-espressivi e cognitivi sono tali da non consentire un approccio ‘tecnicistico’ e settoriale a ciascuno di essi; Il bambino inoltre è visto come parte attiva del suo stesso processo di sviluppo.

Si cercherà di suscitare la curiosità e desiderio di sperimentarsi dei bambini più che stabilire percorsi rigidamente strutturati; ciò avverrà nel pieno rispetto della specificità e/o difficoltà psicofisiche di ciascun bambino e dei suoi ritmi di sviluppo. Si offriranno esperienze attraverso le quali vivere la più vasta gamma di emozioni per giungere a una sempre maggiore capacità di rielaborarle: ciò permette di acquisire una più salda consapevolezza di sé, una maggiore capacità di adattamento e apprendimento.

L’attenzione non è posta quindi sul ‘sintomo’, su quanto egli ‘non sa fare’ quanto sulle sue ‘aperture’: sulle possibilità che il bambino esprime nella sua azione e nel suo specifico modo di porsi. L’errore in questa prospettiva non è considerato un ‘fallimento’ quanto indice di personalità, di un modo personale di rispondere agli stimoli ed ad una situazione/problema.

Verranno realizzate innanzitutto situazione spontanee e dinamiche che liberino il piacere senso-motorio. L’utilizzo di diverse forme di espressione, dei diversi canali non verbali e degli aspetti simbolici del movimento è alla base delle attività: grazie a questi, infatti, il bambino potrà trovare il suo specifico e più congeniale modo di relazionarsi con sé stesso e con gli altri.

La psicomotricità è vista spesso come utile intervento per ‘far scaricare’ energie ‘in eccesso’ in bambini cosiddetti ‘iperattivi’, con difficoltà attentive o specificatamente motorie; oltre a costituire uno strumento liberatorio però essa è efficace anche per stimolare l’interesse e la curiosità di bambini che esprimono inibizioni, difficoltà relazionali e/o apatia. L’ attività di movimento inoltre può sollecitare i processi logico cognitivi poiché diventa possibile imparare giocando, divertendosi con gli altri e con gli oggetti: il bambino apprende ad esempio nozioni di causa-effetto; integra nozioni spaziali (topologiche e geometriche) e temporali (nella successione e concatenazione di azioni, nella percezione e utilizzo di strutture ritmiche); può giungere alla capacità di vivere, mediante il corpo e l’azione, concetti numerici e quantitativi. Attraverso il corpo può anche ripercorrere narrazioni proprie e altrui, rielaborare e rappresentare racconti : ciò richiede di associare l’azione alla parola e di promuovere i processi di identificazione e distanziazione dai personaggi.

E’ a partire dall’azione impulsiva che il bambino si avvia gradualmente verso un pensiero di tipo operatorio e a una conoscenza del mondo più articolata e strutturata. Le possibilità di astrazione partono dall’azione, dall’esperienza vissuta attraverso il corpo in un processo continuo di assimilazione e accomodamento dei dati acquisisiti: è grazie a questo che apprende e impara ad adattarsi. I percorsi propongono e attivano esperienze in cui è possibile procedere per gradi: da una fase di percezione a una di conoscenza per poi giungere a una fase di presa di coscienza e rappresentazione.

Lo sviluppo della personalità non è inteso come acquisizione meccanica di abilità, competenze, nozioni: diventa esperienza nella quale tutti i dati si integrano, si scompongono e ricompongono in base alle circostanze e alla variabilità individuale. Si tratta di facilitare questa evoluzione verso la rappresentazione simbolica mediante l’offerta di spazi che diano al bambino diverse possibilità di vivere il piacere senso motorio , il gioco simbolico, il gioco cognitivo.

I gruppi saranno composti da un massimo di 8/10 bambini per fascia di età ( a seconda anche delle richieste: 3/4 anni – 5/6 anni – 6/8 anni)

I principali obbiettivi a livello generale mirano a:

  • Essere in grado di percepire e verbalizzare alcune basilari percezioni proprio/entero/esterocettive

  • Migliorare la coordinazione dinamica generale

  • Prendere coscienza dei propri stati emotivi in rapporto agli altri e alle situazioni

  • Affinare le proprie potenzialità motorie (a livello globale e segmentario) per meglio finalizzarle allo scopo

  • Modulare il tono muscolare nell’esecuzione di prassie realizzando gesti e sequenze in modo sempre più ‘economico’ (minimo sforzo per massimo rendimento)

  • Affinare le capacità empatiche e di collaborazione con gli altri

  • Sviluppare l’espressone della propria individualità in un crescente processo di autostima

  • Riuscire ad affrontare positivamente la frustrazione

  • Sviluppare una maggiore consapevolezza di sé nella percezione di limiti e competenze personali

  • Favorire la capacità di decentrarsi dal proprio punto di vista emotivo/cognitivo in una visione meno egocentrica della realtà

  • Migliorare le capacità di verbalizzazione in rapporto agli stati d’animo e alle situazioni vissute, con attenzione alla scansione temporale degli eventi

  • Affrontare con equilibrio e divertimento situazioni di competizione o di sfida e la gamma di emozioni connesse




Come indicato alla pagina ‘LE PROPOSTE DEL CENTRO’ per bambini che presentino particolari potranno avviarsi dei cicli do osservazione per valutare la possibile presa in carico individuale o in piccoli gruppi di aiuto.

Sono previsti inoltre:

  • Percorsi rivolti al rapporto genitori/figli

  • Progetti di psicomotricità da attuare nelle scuole e/o in accordo con queste

  • Corsi di aggiornamento per Insegnanti

  • Percorsi rivolti alla terza età

Per un maggiore approfondimento vedere anche ‘ALTRI PROGETTI’